Generare il cambiamento è un’esigenza a cui tutti dobbiamo contribuire, nessuno si senta escluso: siamo un unico sistema interconnesso.
Si è tenuta oggi, in collegamento streaming dalla Centrale – Nuvola Lavazza di Torino, la presentazione del Laboratorio di Sostenibilità ed Economia Circolare dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, all’interno dell’evento “One Health, One System – Promuovere la sostenibilità per un benessere globale”.
La conferenza, moderata dal giornalista ambientale e direttore di “Materia Rinnovabile” Emanuele Bompan, ha visto gli interventi dei componenti dell’Inspiration Board del Laboratorio: scienziati, ricercatori, studiosi, divulgatori la cui provenienza transdisciplinare rappresenta una ricchezza di pensiero, di diversità, di prospettive e il valore fondante del progetto promosso dall’ateneo di Pollenzo.
Dopo il saluto del Rettore Andrea Pieroni, la parola è passata a Silvio Greco, direttore scientifico del Laboratorio, che ha introdotto i vari contributi rimarcando: “Inizio col dirvi subito quello che il Laboratorio non farà: non darà patenti di sostenibilità e non farà green washing. Invece offriremo ad aziende, amministrazioni, ed enti gli strumenti per incidere in tema di sostenibilità e per il mantenimento dell’ecosistema naturale”.
Ha aperto quindi la discussione Adriana Albini, Direttrice scientifica della Fondazione IRCCS MultiMedica Onlus, che ha affermato: “La salute dell’ambiente, e in particolare in agricoltura e nella protezione delle acque marine, è utile alla nostra anche attraverso la scoperta di nuovi farmaci di origine naturale. One Health, infatti, è il concetto globale di salute dell’ambiente su cui lavoriamo da oltre 10 anni e l’idea del Laboratorio di Sostenibilità è importante in quanto riguarda diversi punti di vista, da quello sociale, al politico, all’economico, all’architettonico-urbanistico, a quello della mobilità, a quello del cibo. Sappiamo quanto l’Italia è maestra nel campo dell’alimentazione e nella tradizione della vita sana: possiamo quindi parlare di ‘farmacia in tavola’ poiché vi sono tante sostanze nutritive che sono dei farmaci preventivi (derivati del tè, del vino rosso, luppolo, olio di oliva, spezie, peperoncino, zenzero ecc.). Inoltre stiamo conducendo studi sui nutraceutici e farmaci di origine marina: il mare è fonte di vita ed è il nostro futuro”.
Antonio Uricchio, giurista e presidente dell’Anvur (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca) ha quindi parlato di come il mondo dell’università e della ricerca debba dare un contributo in questo ambito: “E’ necessario progettare un modello di società ecologica, dove siano al centro la persona e i diritti della natura. Ogni anno muoiono 500.000 bambini per inquinamento e milioni affrontano patologie tumorali ad esso collegate: il Covid ci ha mostrato il legame tra inquinamento e salute. Occorre intervenire rapidamente, il mondo scientifico deve dare una risposta forte attraverso il confronto tra i saperi. L’Inspiration Board al quale prendo parte con grande apprezzamento è chiamato a questo compito”.
Nuovi modelli di città e di vita urbana sono stato al centro della relazione di Stefano Boeri, architetto e docente universitario: “Tutti stiamo ragionando su come le grandi città saranno in grado di rispondere al trauma del Covid. Ed è chiaro che c’è correlazione tra tasso di inquinamento dell’aria e la nostra salute. Oggi vogliamo immaginare una città che non funzioni più per grandi poli di concentrazione, ma che sia ripensata in quartieri come borghi comunitari con diversi servizi al cittadino, per la salute, commerciali e culturali. Un altro pilatro importante è pensare una nuova mobilità: riformare in modo drastico mobilità pubblica e soprattutto privata, per chiudere con i carburanti fossili. E quindi pensare ad una edilizia che tenga in conto l’autosufficienza energetica: ogni unità immobiliare può diventare autosufficiente a livello di energia rinnovabile”.
Annalisa Corrado, ingegnera, collaboratrice del progetto Green Heroes per il Kyoto club, co-portavoce di Green Italia, ha portato l’accento sull’intreccio tra crisi energetica e conflitti: “Alla base di tutto c’è l’abuso delle fonti fossili, con le conseguenze che oggi vediamo. Per me l’energia è la madre di tutte le battaglie: c’è sempre il petrolio di mezzo quando ci sono guerre e ingiustizie sul nostro pianeta. Quindi il cambio di paradigma dell’approvvigionamento energetico diventa fondamentale. Dobbiamo fare scelte in modo veloce e poderoso: abbiamo già perso troppo tempo. Sono felice di far parte di questo Inspiration Board multidisciplinare, perché ci vuole integrazione di tanti approcci, è una sfida sistemica il tenere conto di diseguaglianze, scompensi climatici e naturali. In questa trasformazione le donne possono essere protagoniste: ci sono oggi le condizioni per fare questa lotta intersezionale attraverso tutti i campi”.
Luigi Bistagnino, fondatore del gruppo di ricerca sul Design Sistemico e della Laurea Magistrale in Systemic Design al Politecnico di Torino, ha illustrato l’importanza dell’approccio sistemico: “Si tratta di una visione che da lineare passa a collettiva: vuol dire avere la percezione di tutto quello che sta attorno agli uomini, agli animali, alle piante, alle alghe, ai batteri ed essere in correlazione con il tutto. Questo significa che nel momento in cui noi creiamo attività produttive dobbiamo guardare a quello che generano e relazionarsi con il contesto, in particolare in riferimento alla salute e all’energia. Cambiare per produrre benessere e economia sul territorio e le azioni che compiamo devono generare effetti sugli altri e non essere animate solo a scopo di lucro”.
Luciana Castellina, giornalista e politica, ha sostenuto, con la sua verve battagliera: “Occorre farsi sentire subito: ovunque si parla solo di pandemia e di vaccino come soluzione al problema. Ma questo virus nasce dal dissesto della terra e nessuno sembra voler collegare il disastro della Terra con la malattia: solo il Papa lo ha fatto. Dunque attendiamo il vaccino, ma se la terra resta malata sarà una battaglia contro i mulini a vento. Cerchiamo di dare una risposta anche a livello di comunicazione. Ne abbiamo bisogno. E quanto a me, protesterò quanto posso!”.
Così ha esordito Roberto Danovaro, biologo marino, presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn: “Per me, da ecologo, è normale avere un approccio sistemico: siamo parte integrante del sistema naturale. A partire dall’aria che respiriamo: un respiro ogni due lo producono gli oceani e l’altro lo producono le foreste. E, purtroppo, noi stiamo tagliando l’albero su cui siamo seduti. L’uomo ha diminuito l’abbondanza delle specie e delle piante e sta diventando la specie dominante. Oggi una delle grandi risorse è il mare, che nutre da solo un miliardo di persone. L’acqua è quindi al contempo una risorsa, ma attraverso i fiumi anche uno dei canali di diffusione dei problemi dell’umanità. Attraverso il Laboratorio, ci proponiamo di operare in modo interdisciplinare, indicando una via da percorrere insieme per la difesa della biodiversità, del pensiero, delle diverse culture che sono alla base delle nostre origini e del nostro futuro”.
Monica Di Sisto, giornalista specializzata nel commercio internazionale, attraverso un excursus storico, ha puntualizzato come il ruolo dell’economia solidale può essere un elemento trasformativo: “Già nel 1750 Adam Smith asserisce che la mano invisibile del mercato risolverà le disuguaglianze, in realtà i disagi saranno enormi. Oggi il mercato, in particolare l’agroindustriale, provoca il 30% delle emissioni. Inoltre il 70% del valore di ciascun accordo di commercio deriva dalle regole: Giuliano Amato, Ministro del Tesoro nel 1999, diceva che globalizzazione non significa mangiare tutti lo stesso hamburger, quanto far convivere persone che la pensano diversamente stabilendo delle regole. Infine l’agenzia Unctad (Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo) oggi dice che bisogna agire in modo strutturale e organico, invertendo le priorità per uscire dalla crisi: dare vita quindi ad una Società della cura, dove la relazione diventi la base dello sviluppo”.
Francesca Greco, esperta di politiche idriche internazionali, ha utilizzato il tema dell’acqua per parlare di diritti e di donne: “Da vent’anni di occupo di quello che chiamo ‘acqua invisibile’, ossia che serve per produrre il nostro cibo. L’acqua è consumata per il 70% nei campi, mentre 2 miliardi di persone oggi non hanno accesso all’acqua potabile e per i servizi igienici di base. Per questo si parla di diritto all’acqua.
Chi è affetto maggiormente da questo problema sono le donne nei paesi poveri. Il quotidiano britannico The Guardian ha citato uno studio che riporta come la pandemia abbia riportato indietro di 20 anni il ruolo delle donne. Molte donne hanno affrontato la pandemia senza accesso all’acqua e sono le vittime sociali di questa emergenza sanitaria. Quindi, affermiamo il diritto all’acqua per tutti, alla salute e al cibo per tutti”.
Luca Mercalli, climatologo e noto divulgatore, è andato dritto al punto: “Il problema è che per il clima non c’è vaccino: lo scenario climatico attuale, secondo i dati delle Nazioni Unite, ci vede lanciati a 3 gradi in più verso fine secolo. E questo condizionerà la vita delle generazioni future.
Abbiamo ingaggiato una guerra con la natura. Bisogna capire le cause. Però oggi non si vuole mettere mano ad un sistema economico di crescita infinita in un mondo finito. Al tempo stesso vi è un tabù demografico: bisognerebbe assecondare certe tendenze all’invecchiamento perché è meglio stare bene in pochi che male in molti.
Infine, in riferimento al binomio clima e salute: il cambiamento climatico crea problemi di salute. Ondate di calore come quella del 2003 hanno ucciso moltissimi anziani: il caldo aumenta gli insetti vettori che portano malattie come ad esempio la zanzara tigre. Il clima è quindi l’anello fondamentale per questa idea di circolarità, lo ripeto da 30 anni purtroppo!”
Pier Paolo Peruccio, architetto e storico dell’architettura, membro del CdA del World Design Organization, ha portato ad esempio il contributo del design alla sostenibilità: “Il design può aiutare a ripensare i nostri prodotti, a creare ponti con contesti internazionali, a mettere in relazione la dimensione ambientale, sociale e economica. La WDO promuove la progettazione del design a basso impatto ambientale, al fine di ridurre l’impatto antropico sulla terra. Oggi ci muoviamo in una dimensione di complessità, i problemi sono interdipendenti. Occorre progettare città differenti perché le città sono dispositivi topografici e sociali che accelerano i processi: quindi per prestare attenzione alla salute occorre organizzare meglio la vita degli uomini”.
A margine degli interventi dei componenti dell’Inspiration Board è intervenuto Roberto Mezzalama, di Golder Associates, tra partner scientifici del Laboratorio di Sostenibilità. “Siamo la prima realtà nel campo ingegneria ambientale in Italia e ci occupiamo di mettere in essere progetti e soluzioni concrete, ripristinando ambienti degradati, decontaminando e conservando. L’evoluzione verso una società sostenibile non ha però rischi zero: servono linee guida per non avere impatti negativi. Riparare danni sarebbe più facile se si interrompesse questa guerra al pianeta”.
Carlo Petrini, presidente dell’Università di Pollenzo, ha chiuso la mattinata con alcune considerazioni che attengono all’ambito dell’estesa galassia multidisciplinare del cibo: “Non è strano che l’UNISG promuova un progetto come il Laboratorio di Sostenibilità, perché proprio le scienze gastronomiche hanno una dimensione multidisciplinare in stretta connessione con tutte le tematiche sentite oggi. Con l’UNISG, con Terra Madre, Slow Food, l’Arca e i Presidi noi siamo in contatto con la rete di piccole, medie e grandi realtà del fronte alimentare. Il sistema agroalimentare così come è concepito è responsabile delle emissioni di Co2 per il 34%: la produzione del cibo ha un impatto incredibile, assai maggiore alla responsabilità della mobilità, che è solo del 17%.
La sfida che ci attende ci chiede di essere umili e determinati. Umiltà perché stiamo convivendo con un uso ed abuso del termine sostenibilità. E determinazione perchè il lavoro che dobbiamo fare dev’essere chiaro e determinato”
Il Laboratorio, cercherà di indagare e fornire una risposta a tutti questi e molti altri aspetti che risulteranno rilevanti per il futuro del Pianeta e chiaramente lo farà puntando al coinvolgimento del maggior numero di stakeholder. La struttura operativa si è dotata della Direzione Scientifica del prof. Silvio Greco, biologo marino e Dirigente di Ricerca Stazione Zoologica Anton Dohrn e della collaborazione in qualità di Sustainability Project Advisor del Laboratorio, del prof. Franco Fassio, Systemic Designer, Docente di Circular Economy for Food presso l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche e Delegato per le Politiche di Sostenibilità dell’Ateneo.
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