Cerimonia di Inaugurazione dell’anno accademico 2013-2014 dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo

cerimonia inaugurazione anno accademico UNISG

 

Il rettore Piercarlo Grimaldi: “Non possiamo più dirci giovani dopo un decennio segnato da profondi cambiamenti sostanziali e simbolici”

Carlo Petrini: “I nostri studenti hanno le capacità di ricondurre la gastronomia in un contesto più logico e armonico. Con loro, i semi di Pollenzo sono sparsi in tutto il mondo”.

A dieci anni dalla nascita dell’Ateneo, il Rettore Piercarlo Grimaldi ha dato inizio alla cerimonia di Inaugurazione dell’anno accademico 2013-2014 ricordandoci che l’Università di Scienze Gastronomiche non può più dirsi giovane. “L’anno accademico che inauguriamo scandisce il decimo anno della nostra vita didattica e scientifica e rappresenta, dunque, un cruciale tornante della nostra storia, già fortemente segnata da profondi significati sostanziali e simbolici.”

Negli ultimi dieci anni l’Ateneo si è impegnato nell’arduo compito di definire i confini disciplinari della gastronomia: attraverso un percorso di coscienza di un cibo buono, pulito e giusto, l’Università ha dato un radicale contributo all’interrogazione scientifica sui temi della gastronomia. “L’esito di questo lavoro sta trovando un suo primo momento di sintesi, di consolidata espressione scientifica e di comunicazione ne “Il Manifesto di Pollenzo”, che l’Ateneo presenterà e discuterà in alcuni giorni del mese di giugno dedicati a riflettere e a festeggiare la felicità dei nostri primi dieci anni di vita accademica, cogenti ai dieci anni di Terra Madre e ai venticinque di Slow Food. Uno strategico tornante, decisivo per una gastronomia liberata.

Tutto ciò avviene con un approccio olistico, ha precisato il Rettore.  Olismo significa pensare alla gastronomia nel suo intero, il cibo a 360°, perché il cibo è una materia interdisciplinare, dove è necessario cammino comune tra scienze “esatte” e quelle umanistiche.

La proposta dell’università si fonda sul saper fare, investendo “sul singolo giovane che vuole essere partecipe di questa umana avventura, cercando già di identificare – nel percorso di selezione degli aspiranti – le tensioni ideali che lo portano a vivere l’esperienza pollentina: la passione per la gastronomia e le idealità che essa richiede.

È stata la volta, poi, delle voci di due studentesse, Domitilla Giuliani e Stacy Stout, che hanno reso tangibili due idee che stanno alla base della filosofia dell’Università: la tradizione e la comunità. Ogni studente porta con sé un mondo, le sue origini, la propria terra e una volta raggiunta Pollenzo, tutti sono parte integrante di una comunità internazionale ricca. È qui l’importanza del creare rete, legame, un network di menti fertili di idee e ricche di potenzialità.

Dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali è giunto l’intervento del suo Direttore Generale, Antonia Pasqua Recchia, che ha sottolineato come il cibo sia un patrimonio culturale e come sia fondamentale una strategia per la valorizzazione dei territori. “Il ruolo dell’Università di Pollenzo in una strategia di sviluppo sostenibile per le comunità e per gli individui custodi di tale patrimonio è indispensabile.” L’analisi delle tradizioni del passato e la conservazione di gran parte delle competenze acquisite nel corso della lunga storia del nostro paese, devono essere finalizzate alla creazione di innovazione, sia in relazione ai prodotti che alle professionalità.

Infine, il Presidente dell’Università Carlo Petrini ha descritto quest’anno come particolarmente significativo proprio perché il decimo di questa nostra istituzione. “È forte il sentimento di soddisfazione per essere arrivati fino a qui, con l’orgoglio di una comunità che ha passato anche momenti difficili. Basti pensare solo al fatto che quando l’università stava nascend,o il sistema normativo accademico non prevedeva quelle che i fondatori hanno chiamato scienze gastronomiche, nonostante nel corso dei secoli siano sempre state parte integrante del nostro sapere scientifico. È così che siamo partiti da zero”.

Petrini ha ribadito l’importanza della sfida della complessità, basata sulla visione olistica e integrata delle materie: l’università la vive sulla propria pelle, “è una sfida che viviamo perché la incarniamo, la affrontiamo giorno dopo giorno”.

Il compito del gastronomo è quello di capire fino in fondo quale sia il vero ruolo della gastronomia, che al giorno d’oggi diventa sempre più una moda, fino a deragliare su terreni che non sono né scientifici né morali. “I nostri studenti hanno le capacità di ricondurre la gastronomia in un contesto più logico e armonico, grazie alle loro solidi basi olistiche”.