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L’utilita dell’inutile: dialogo alla riscoperta di ciò che siamo

Mercoledì 19 ottobre, presso l’Aula Magna della nostra università, è stato ospite il professore di lettere dell’Università della Calabria Nuccio Ordine.

Il tema della conferenza, nonché titolo di un suo libro pubblicato nel 2013, L’utilità dell’inutile, ha sicuramente suscitato tra gli studenti grande curiosità: l’aula infatti era completamente gremita, con parte degli uditori addirittura costretta ad accomodarsi a terra.

Rompendo l’attesa generale del folto pubblico, il professore ha preso la parola e accompagnato i suoi ascoltatori per un’ora e mezza circa in un viaggio filosofico, letterario, gastronomico, culturale, umano.



Il messaggio di partenza è stato semplice e chiaro: oggi una certa cultura dominante vuole imporci un modello secondo il quale viene considerato utile solo ciò che produce profitto, ciò che può essere tradotto in termini economici.

Tuttavia, fin dalle epoche più antiche è sempre stato chiaro a filosofi e pensatori di ogni tempo come l’uomo non sia solo corpo, di come egli abbia bisogno di un cibo tanto per la mente, quanto per nutrire la propria carne, e quindi quanto una stretta logica utilitaristica di soddisfacimento dei propri bisogni sia limitante e fuorviante.

Il modello aziendalista è entrato prepotentemente e si sta imponendo in ambiti e settori dove non dovrebbe entrare, come scuola e università. Oggi si parla di debiti e crediti, di programmi e di obiettivi, tutti termini e concetti importati dal lessico manageriale. Si riduce spesso lo studio ad un mero mezzo per superare l’esame, ci si iscrive all’università in vista di garantirsi un impiego remunerativo.

Se l’istruzione si riduce a questo però, ha obiettato il professore, perde gran parte del suo valore.

L’obiettivo principale della scuola deve essere quello di consentire a chi la frequenta di ottenere libertà attraverso la conoscenza e, come affermava Nietzsche nel suo Elogio alla lentezza, per conoscere ci vuole tempo, non bisogna avere fretta.

C’è la necessità di una cultura, di un sapere che non sia soltanto traducibile in risultato immediato, spendibile in vista di un guadagno a breve termine.

Quando ad Aristotele veniva chiesto a cosa servisse la filosofia, egli rispondeva che la filosofia non serve, in quanto non è servile, ma la sua utilità sta nel consentirci di diventare esseri umani liberi.

A proposito del concetto di lentezza e di quanto essa sia indispensabile per raggiungere conoscenza, appagamento e piacere il parallelo con il mondo gastronomico e con Slow Food risuona potente.

Ha infatti evidenziato il professor Ordine come ci sia un ampio lessico che fa da tramite tra mondo della cultura e mondo del cibo: si dice comunemente di essere “assetati di conoscenza”, di “gustarsi un libro”, di “assimilare un concetto”, e per assimilare e gustare qualcosa, sia fisicamente che intellettualmente, si ha bisogno di tempo, risorsa fondamentale ed insostituibile.

Proprio perché, come affermava Montaigne nei suoi Saggi, l’uomo non è solo corpo ma anche spirito, egli ha bisogno vitale di bellezza, e quando se ne dimentica e pensa di poterne fare a meno, rinuncia a parte della propria umanità. Oggi le grandi potenze mondiali non esitano a mobilitarsi per difendere un pozzo di petrolio, ma quando si parla di distruzione di monumenti come quella che l’Isis ha messo in atto a Palmyra in Siria, nessuno si muove; come se un’opera d’arte, creazione irriproducibile ed insostituibile, nonché patrimonio dell’umanità intera, fosse meno importante.

L’orazione del professore ha spaziato da filosofia a istruzione, da gastronomia a politica e la sua trama è stata impreziosita da citazioni che andavano da Gabriel Garcia Marquez al filosofo francese Ionesco, dal Piccolo Principe di Saint Exupery a David Foster Wallace.

Al termine di questa ora e mezza di viaggio alla riscoperta della bellezza mi sono guardato intorno e ho visto una platea estasiata, nessuno aveva fretta di andarsene anche dopo un’intensa giornata di lezioni, ognuno aveva voglia di partecipare al quarto d’ora di dibattito finale.

C’è stata la percezione condivisa che si avesse bisogno di queste parole e che fosse indispensabile il fatto che, ogni tanto, qualcuno – con la chiarezza e la passione di Nuccio Ordine-  ci parli del valore del tempo e della cultura e della libertà che la conoscenza ci può donare. E questo è ancora più vero per noi che studiamo in un’università che ci invita a pensare, immaginare, progettare e realizzare un mondo differente, auspicabilmente migliore di quello in cui viviamo

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