Si fa tanto parlare dell’importanza dell’alimentazione nella vita dello sportivo, e spesso si considerano solo gli aspetti strettamente nutrizionali e medici di questo soggetto, mentre più raramente il concetto di gusto e di prodotti di qualità vengono presi in analisi.
Fortunatamente la sensibilità sta mutando e ce lo testimonia Simone Moro, alpinista e aviatore, uno degli sportivi italiani più noti a livello internazionale.
Bergamasco, classe 1967, Moro è l’unico alpinista della storia ad avere raggiunto tre cime di 8.000 metri in completa stagione invernale: il Shisha Pangma (8.027 m), il Makalu (8463 m) e il Gasherbrum II (8.035 m). Inoltre è salito sulla vetta di sette dei quattordici 8000 metri ed è arrivato quattro volte in cima all’Everest.
Pilota di elicottero specializzato nel soccorso in Himalaya, ha ricevuto il “Pierre de Coubertin Fair Play Trophy” dall’UNESCO, il “David A. Sowles Award” dall’allora segretario dell’ONU Kofi Annan e la Medaglia d’Oro al Valor Civile dal Presidente della Repubblica per le sue imprese di salvataggio estremo in Nepal.
Lo abbiamo incontrato per parlare di nutrizione e attività sportiva.
Si può mantenere il piacere del gusto e della sensorialità anche in condizioni di performances estreme o si deve per lo più rinunciare in funzione della sola fornitura di calorie e nutrienti in quantità adeguata?Assolutamente no, togliere il gusto al cibo che mangiamo ogni giorno crea stress e infelicità, e un atleta stressato non è performante. I cibi semplici hanno dei sapori eccezionali (pensate a una buona minestra di farro, per esempio) e danno tutte le calorie e i nutrimenti necessari in condizioni estreme. Come è noto, mi sto preparando per una nuova spedizione invernale in Himalaya e la carne che porterò con me a 8000 metri sarà quella del mio macellaio di fiducia… insieme ad un po’ di polenta macinata da farina a pietra ovviamente!
A proposito del tema degli energy drink e gli integratori, la cui scelta sul mercato è enorme: si può ancora pensare a integrazioni più “naturali” a partire da materie prime di qualità?
Certo che sì, tant’è che molti brand famosi, soprattutto in America, hanno iniziato a creare integratori e barrette “bio” e “organic”. Quindi è assolutamente una strada percorribile, anzi, auspicabile!
L’attività fisica intensa permette il mantenimento di elevate performance, ma sottopone anche il nostro corpo a stress importanti per le cellule e gli organi. Può aiutare una scelta “anti-ageing” con alimenti adeguati e quali consigli ci puoi fornire?
La miglior dieta “anti-ageing” consiste nell’avere uno stile di vita sano che comprende sì un’alimentazione adeguata, ma anche tanto sport. Il nostro corpo è come una caldaia, brucia tutto quello che ci buttiamo dentro, ma per fare questo dobbiamo muoverci. Non sono gli integratori o le diete a mantenerci in forma, siamo noi che dobbiamo cambiare marcia, rivoluzionare il nostro stile di vita; gli integratori, come dice la parola stessa, integrano il nostro profilo alimentare. Per concludere: ho 50 anni e mi ritengo in forma, ma non solo per quello che mangio, ma anche perché in qualità d’atleta questa mattina ho fatto 3000 metri di dislivello.
Fa eco alle dichiarazioni di Moro, Andrea Pezzana, medico nutrizionista e docente UNISG.
“Dalle parole di Simone Moro abbiamo un’ulteriore conferma di come la qualità nutrizionale sia un fattore che va ben oltre il solo calcolo calorico o dei singoli nutrienti – spiega il docente – Slow Food e l’Università di Scienze Gastronomiche hanno recentemente avviato nuovi confronti e ricerche sui temi della relazione tra cibo e performance fisica. A partire dal Salone del Gusto 2014 Slow Food è diventato partner di Torino Capitale Europea dello Sport 2015 e proprio nell’edizione 2014 del Salone, in collaborazione con l’Istituto di Medicina dello Sport e il corso di Laurea in Dietistica i visitatori, (sportivi e non), hanno potuto ricevere informazioni e valutazioni personalizzate sui temi dell’efficienza fisica e della relazione tra attività motoria e stili alimentari adeguati”.
Continua Pezzana: “A Pollenzo nei mesi scorsi in un incontro con docenti e studenti dell’Università, Davide Cassani, commissario tecnico della Nazionale Italiana di Ciclismo, insieme ad alcuni atleti e a personale sanitario della Nazionale, ha raccontato le più recenti indicazioni in tema di alimentazione e sport, apprezzando le potenzialità di alcuni prodotti dei Presìdi Slow Food, interessanti per le specifiche caratteristiche nutrizionali funzionali al miglioramento delle performances fisiche. Anche il recente Congresso Nazionale di Medicina dello Sport tenutosi a Torino a fine settembre ha ospitato una relazione per dimostrare i vantaggi di un’alimentazione sana e di qualità per lo sportivo”.
“La relazione profonda tra cibo e salute – conclude Pezzana – che ispira da oltre 20 anni Slow Food e più di 10 le attività dell’Università di Scienze Gastronomiche, costituisce un ambito di ricerca privilegiato, da approfondire in maniera multiprofessionale, condividendo le competenze di medici, dietisti, gastronomi, cuochi, contadini e allevatori insieme agli esperti di sostenibilità e a ogni altra professionalità coinvolta nella filiera alimentare, dalla produzione al consumo”.
Fondando le basi su queste convinzioni, prende il via all’Università di Pollenzo ad inizio 2016 il primo Executive Master in Cibo e Salute, sotto la direzione scientifica e didattica di Andrea Pezzana. Si tratta di un corso che coniuga la visione olistica delle scienze gastronomiche con la nutrizione, indirizzato ai professionisti del settore medico-sanitario, pensato proprio per archiviare il vecchio modello che considera solo le questioni numeriche delle calorie, e imparare ad assegnare valore al cibo nella sua complessità.