Presentato il report 2022: forte crescita dei progetti e delle collaborazioni internazionali tra il 2021 e 2022
Il focus della Giornata nella tavola rotonda su “PNRR, l’Ecosistema dell’Innovazione NODES e le opportunità di ricerca tra gli atenei, le imprese e il territorio”
Circa un centinaio i partecipanti alla Giornata della Ricerca UNISG 2022 tra rappresentanti di altri atenei, aziende, enti, istituzioni, oltre al corpo docente, a ricercatori, staff e studenti dell’UNISG.
Ad aprire la Giornata è stata Luisa Torri, Delegata del Rettore per la Ricerca, che ha dato il via ai lavori con un video intervento, trovandosi in Germania per un incontro per un progetto europeo:
“Sono lieta di presentare un programma molto ricco di attività e di input: avete avuto modo di vedere la sessione con i venti poster degli assegnisti e collaboratori di ricerca, da cui emerge un bel trend di crescita della ricerca in termini quantitativi e qualitativi. Inoltre, al fine di avere un flavor variegato della ricerca di UNISG, presentiamo tre progetti molti diversi per ambito: due progetti europei finanziati Erasmus + e Horizon, e un terzo progetto nazionale Prin del Ministero dell’Università e Ricerca. Quindi il progetto Nodes (Nord Ovest Eco Sostenibile), finanziato dal PNRR: l’UNISG è responsabile scientifico dello spoke 7 del progetto, Agroindustria secondaria”. Ha quindi aggiunto: “Auspico che la giornata odierna possa rappresentare occasione di condivisione e anche un think tank, dove insieme possiamo far nascere nuove idee progettuali e proposte di collaborazioni future che siano inclusive e sinergiche, che promuovano un dialogo aperto e produttivo tra le gli atenei imprese istituzioni e associazioni presenti sul territorio a livello regionale e non solo”.
Il rettore Bartolomeo Biolatti ha preso la parola per dare il benvenuto ai presenti e per sottolineare come in pochi anni l’UNISG abbia aumentato il numero dei progetti di ricerca e di collaborazione con la rete delle aziende Partner dell’UNISG: “A Pollenzo si fa ricerca applicata anche grazie al rapporto con le aziende, per produrre risultati immediatamente applicabili. Il potenziamento della ricerca avviene anche grazie all’avvio di un ciclo di dottorato. Questo dovrebbe portare a formare decine di nuovi ricercatori in campo transdisciplinare, con una visione ampia, che saranno in grado di affrontare le sfide più complesse”.
Gabriele Proglio, vice delegato dal Rettore per la Ricerca, ha fornito una panoramica sullo stato di evoluzione della Ricerca all’UNISG.
“Si registra un incremento delle proposte progettuali dal 2019 al 2022: nel 2021 sono state 12 le proposte internazionali, 9 nazionali e 4 regionali. Il che significa + 117% rispetto al 2020. A settembre 2022 sono state 28 le proposte presentate.
Sono sempre di più, inoltre, i progetti internazionali con ricadute rilevanti per il nostro ateneo: Horizon, Erasmus +, Life. Vi sono poi i progetti nazionali PRIN e quelli regionali.
Per quanto riguarda l’incremento dei fondi di ricerca, ecco alcuni dati significativi: nel 2021 con 5 proposte progettuali ancora in fase di valutazione, il valore delle proposte finanziate è stato + 33% rispetto al 2020, mentre a settembre 2022, il valore delle proposte finanziate è aumentato del 62% rispetto al 2021.
Va di pari passo la crescita della presenza di assegnisti di ricerca all’UNISG: nel 2022 gli assegnisti sono aumentanti del 44% rispetto al 2021: in totale gli assegni e le collaborazioni per ricerca sono aumentati del 62% rispetto al 2019. Infine è da segnalare, nel corso del 2022, l’approvazione da parte dell’ateneo di una prima bozza di Gender Equality Plan (Gep), documento che delinea le azioni che l’Università intende mettere in pratica per ridurre gli squilibri di genere (2023-2025)”.
Di seguito tre docenti UNISG hanno presentato i rispettivi progetti cui sono referenti.
Gabriella Morini ha relazionato il progetto Erasmus+ “L4E – Learn4Earth – Formare i futuri consumatori per salvare il pianeta” che riguarda l’innovazione e lo scambio di buone pratiche e coinvolge 9 partner in totale, in rappresentanza di 5 paesi europei – Danimarca, Slovenia, Regno Unito, Spagna e Italia. Di questi sono solo 2 i partner universitari (Università di Aalborg e l’UNISG, con il suo Food lab), mentre altri paesi sono rappresentati da scuole primarie e secondarie.
Learn4Earth vuole sviluppare metodologie innovative, approcci e attività pratiche per dotare insegnanti e
giovani studenti di competenze chiave nei settori del clima e dell’ambiente.
Michele Antonio Fino ha quindi introdotto il progetto “Dell’Origine. Identità, autenticità e contraddizioni del cibo”, ideato a Pollenzo e presentato per il bando PRIN 2020 con capofila UNICH (Università di Chieti-Pescara). Il progetto, risultato decimo finanziato su 125 presentati, è forse il più interdisciplinare mai proposto da e con Pollenzo, coinvolgendo 30 Settori Scientifico Disciplinari.
Partendo dalla constatazione che il contenuto semantico e l’estensione logica del tema del cibo dipendono dal suo essere crocevia ed intersezione di una infinità di pratiche, il progetto intende fornire orientamenti per le future policies in tema di cibo, di consumo e di produzione responsabile, di tutele giuridiche, di smascheramento delle potenziali distorsioni.
Successivamente Franco Fassio ha illustrato il progetto europeo Horizon 2020 “SF4C – SchoolFood4Change”, che vede le scuole come catalizzatori del cambiamento sistemico nel campo dell’alimentazione, dove si svilupperanno azioni dirette a diete sostenibili e salutari. Il progetto riguarda 600mila bambini, producendo un impatto su 2 milioni di cittadini e coinvolgendo 12 stati europei. Nel complesso il progetto prevede 33 progetti partner per un totale di 12,2 milioni di euro.
La tavola rotonda “PNRR, l’Ecosistema dell’Innovazione NODES e le opportunità di ricerca tra gli atenei, le imprese e il territorio” ha visto confrontarsi i rappresentanti delle realtà coinvolte nel progetto NODES, con particolare riferimento allo Spoke 7 Agroindustria Secondaria, cui l’UNISG è capofila, suscitando vivo interesse nel pubblico presente.
Chiara Ferroni, di Fondazione Torino Wireless, che ha lavorato alla stesura del progetto, ha spiegato come il NODES sia una grande opportunità per fare sistema: “Questo progetto non riguarda la ricerca applicata, ma quella industriale, con importanti percorsi di trasferimento tecnologico, approccio all’innovazione che genera imprenditorialità. Vi sono 24 partners, con le Università capofila, attraverso un meccanismo di hub e spoke, con ogni singolo Spoke che esprime la propria caratterizzazione territoriale. Con gli atenei piemontesi, quello della Valle d’Aosta, e due della Lombardia si è creato un progetto del Nord Ovest, imperniato su digitale e sostenibilità: c’è stato un grande sforzo di collaborazione e sinergia. Ogni ateneo ha espresso un interesse tematico, sul quale vuole attivare la propria attività di ricerca. Quindi si è circondato di una serie di attori del territorio come centri di ricerca, incubatori, poli di innovazione e così via.
Cosa fa l’ecosistema? Quattro cose principali: la ricerca, la formazione di competenze, l’innovazione, l’accelerazione di nuove start up. Il NODES, grazie al PNRR, ha a disposizione fondi ingenti. Sono quindi previsti dei bandi a cascata attraverso i quali si riverseranno fondi a beneficio di progetti sulle aziende del territorio, per trasformare la ricerca in valore e innovazione”.
Il rettore Bartolomeo Biolatti ha aggiunto: “Il sistema agroalimentare del Nord Ovest è già piuttosto avanzato, ma oggi dobbiamo lavorare per la sfida ambientale e sociale, in una prospettiva sistemica ed ecologica globale. La sfida di questo Spoke è di contribuire all’innovazione di questo sistema, attraverso il miglioramento della sua competitività, per garantire
produzioni sicure, di alta qualità e sostenibili. Ci saranno i progetti bandiera per la costituzione di living labs, dove i ricercatori si confrontano con gli stakeholder. Personalmente considero Pollenzo già un living lab, dove si incontrano le aziende con i ricercatori e da qui nascono i progetti, attraverso un processo di cocreazione.
Questo Spoke ha a disposizione 12 milioni di euro dei quali 5,7 milioni sono destinati per i bandi a cascata da ridistribuire sul territorio alle imprese. Gli atenei progetteranno i bandi, partendo dalle realtà dei living labs: accanto all’UNISG che ha il coordinamento scientifico, vi sono il Politecnico di Torino, l’UniTo, l’Università di Pavia e il Miac di Cuneo. Sono 39 ricercatori coinvolti nello Spoke: 7 di UNISG, 14 di PoliTo, 9 di UniTO, 7 di UniPV e 7 del MIAC”.
Paolo Fino, del Politecnico di Torino, ha parlato della complessità dal punto di vista organizzativo logistico e gestionale del progetto: “Il progetto parte dell’idea del MUR che ha messo nelle mani delle università tre diversi livelli di integrazione con le imprese. Quello dell’ecosistema è il livello a maturazione tecnologica più elevata, ci siamo infatti confrontati più volte con le associazioni di categoria, che ci hanno permesso di portare a sistema tutte le idee.
Questo percorso va portato avanti in quest’ottica: i progetti bandiera devono essere quegli elementi che costruiscono la base di conoscenza e formazione all’interno delle università al servizio della introduzione della digitalizzazione e capacità di applicazione di una economia circolare nel tessuto industriale. Pertanto occorre uno sforzo per essere attenti ai bisogni di chi produce e le università devono elaborare progetti bandiera capaci di creare dei trampolini che siano utili alle aziende.
E inoltre non possiamo perdere di vista le richieste degli stakeholders finali, quindi devono essere coinvolti tutti coloro che rappresentano il mondo industriale e artigianale. È perciò indispensabile riuscire a cucire questo lavoro con i bandi a cascata, che hanno diverse declinazioni tematiche.
Occorre fare una progettualità che sia efficace e assorbibile dal tessuto industriale: in questi due anni avremo così tante risorse che non è scontato che il sistema produttivo sia in grado di assorbire e utilizzare. Questo PNRR poi finirà e nulla deve andare sprecato”.
Hellas Cena, prorettore Terza Missione dell’Università di Pavia ha esposto le peculiarità e il contributo del suo ateneo al progetto: “A dire il vero Pavia non si occupa di agricoltura dal 1880. Lì nasce e finisce l’epoca della facoltà di Agraria. Abbiamo però iniziato a rioccuparci di queste tematiche al contrario, grazie al fatto che a Pavia si fa nutrizione umana e clinica. Ci siamo resi conto che ci vuole trasversalità, che ci vuole un continuum ben esplicitato dallo slogan ‘Farm to fork’ considerando il tema del One health e quindi del Planetary health.
Pavia è entrata quasi in seconda battuta in questo ecosistema, ma ora ha trovato un posto d’onore, perché le analogie dei territori permettono di lavorare insieme sui progetti bandiera. È ovvio che ognuno deve portare le proprie skills: Pavia ha messo a disposizione 41 ricercatori.
Cerchiamo perciò di ricordarsi che si fa ricerca applicata, per rendere competitivo tutto il paese, e visto che si usiamo fondi pubblici cerchiamo di utilizzarli al meglio.
Nelle pratiche Pavia è capofila per lo Spoke 6, sull’Agroindustria Primaria: non facciamo trattori, ma l’expertise che serve per questo settore vuol dire raccolta di dati, metodi innovativi, per la conservazione, monitoraggio e trasferimento tecnologico che fa parte dell’innovazione.
Anche qui non possiamo farlo da soli, ma lavorare insieme agli stakeholder sul territorio.
E poi Pavia partecipa nello Spoke 2 Green economy e nello Spoke 7.
Qui mettiamo a disposizione tutta una serie di expertise genetica, studio sulla sostenibilità agricola e biologia cellulare, anche farmacologia per valorizzazione di estratti e molecole bioattive.
L’ecosistema è una grande opportunità e deve essere visto insieme alla multidisciplinarietà di cui è popolato, ma anche alla possibilità di avere link con tutti altri progetti che stanno sorgendo in Italia grazie al PNRR”.
Carlo Grignani, dell’Università di Torino, ha portato l’esperienza del suo ateneo con alcuni esempi di interventi relativi all’innovazione: “Un primo livello riguarda il mettere insieme tutti gli aspetti della sostenibilità da declinare in fatti concreti: l’UniTO può contribuire molto perché ci lavoriamo a livello di ricerca da tempo. Un secondo livello è tutto ciò che lega le informazioni che vanno dal campo al cibo. Il collegamento di filiera è un tema in sé nell’applicazione delle tecnologie.
Un terzo e ultimo livello può essere quello utilizzare una volta sola la fornitura delle informazioni e una volta che sono disponibili, riutilizzarle: chiedendo una sola volta le informazioni noi creiamo informazione.
Infine mi permetto due appunti: in primo luogo attenzione a mettere insieme i vari pezzi del PNRR e all’accelerazione che vien richiesta al mondo della ricerca… ve bene far le cose veloci, ma non è così semplice. L’altra sfida che raccogliamo è relativa ai bandi a cascata: il mondo della ricerca deve aiutare il mondo della produzione a usare questi strumenti e ci deve essere uno sforzo di trasferimento tecnologico. È una grande sfida che dobbiamo giocare in modo efficace. Infine ricordiamoci che i soldi del PNRR sono per sviluppare l’economia, e non la ricerca”.
Dario Vallauri, del Polo AGRIFOOD – M.I.A.C. Scpa, ha illustrato le caratteristiche della realtà da lui rappresentate. “Agrifood è uno dei sette poli della Regione Piemonte e siamo un soggetto affiliato dello Spoke 7. Per quel che ci riguarda lavoriamo per favorire il coinvolgimento delle imprese agroalimentari della nostra regione, anche in approccio di filiera, e far dialogare anche con l’altro Spoke che si occupa di agroindustria primaria. Per fare questo sarà importante recepire i fabbisogni da parte delle piccole e medie imprese, che sono molto attive sul nostro territorio sulle tematiche dell’innovazione: tracciabilità, innovazione di prodotto e di processo, sostenibilità e agricoltura di precisione.
Abbiamo un territorio molto dinamico e recettivo: ci muoviamo in un contesto non isolato, ma all’interno della Regione Piemonte. Quindi dovremo trovare le giuste sinergie con le associazioni di categoria, per capire quali sono le esigenze e le progettualità già in atto. Favorire il trasferimento tecnologico, con il digitale e la sostenibilità ambientale in primis, ma anche la sostenibilità che consideri aspetti di impatto sociale e governance di impresa”.
Successivamente è intervenuto Giovanni Amateis, Regione Piemonte, aggiungendo: “Sono molto contento della chiarezza di idee e della consapevolezza delle sfide e opportunità che ci sono da cogliere, così come mi fa piacere constatare positivamente che ci sono persone, in questo progetto, che sono state abituate a far dialogare attori e sistemi di territori contigui, ma diversi: un elemento fondamentale per il funzionamento dell’ecosistema. È stata ribadita prima l’importanza delle sinergie all’interno del PNRR tra strumenti, tra bandi e linee di intervento. c’è un disegno per far dialogare questi strumenti e favorire lo sviluppo economico. Le risorse sono molte e a queste si aggiungono in modo complementare quelle che deriveranno dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale dalla programmazione 2021-2027 che la Regione ha avviato e sottoposto alla Commissione Europea. Per la ricerca prevede 315 milioni: quindi sinergia anche tra fondi diversi per offrire alle imprese del territorio la più ampia platea di strumenti, per dare massima continuità possibile temporale ai progetti.
Il lavoro che stiamo facendo oggi è quello di elaborare gli strumenti che concretamente verranno messi a disposizione dal 2023, in modo che l’obiettivo di piena sinergia sia conseguito”.
Francesco Cappello, Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, ha concluso la mattinata illustrando le linee di intervento a supporto dello sviluppo territoriale da parte della sua fondazione: “Spirito solidaristico e innovazione sono le parole chiave per tutto il sistema della Fondazione CRC e delle fondazioni bancarie in generale. L’azione di sviluppo della Fondazione CRC è un elemento essenziale.
Ad inizio 2020 avevamo costituito un gruppo di lavoro che aveva come finalità lavorare per il piano di programmazione strategico 2021-2027, ma appena avuto notizia delle indicazioni del PNRR è diventato una cabina di regia che lavora in questa direzione.
Il ruolo delle istituzioni all’interno della cabina di regia – la Regione, la Provincia e i principali Comuni – è determinante della messa a terra delle iniziative e progetti.
La Fondazione CRC ha successivamente attivato vari bandi attraverso i quali è possibile ottenere risorse per la fase progettuale. A questo proposito sempre in questo ambito vi è la realizzazione di una newsletter che informa migliaia di utenti sulle iniziative e sui bandi specifici correlati al PNRR.
59 sono le domande pervenute alla fondazione CRC, 44 sostenute dalla fondazione nella parte progettuale.
Grazie all’attivazione di questi progetti sono state accolte 7 proposte rientranti nei bandi PNRR nell’ambito dei borghi storici, altri bandi per il settore socio assistenziale, un bando ‘green community’, e bandi per architettura e paesaggio rurale.
I temi affrontati oggi in questa tavola rotonda aiutano a mettere a fuoco le esigenze, ma soprattutto a realizzare quella comunità di intenti che possa portare beneficio al territorio”.