Capelli rosso sgargiante, sguardo cinico: Horatio Caine alle prese con la risoluzione di enigmi fanta-criminali nella serie televisiva C.S.I.; parco divertimenti di dimensioni al limite dell’utopia rispetto al fratellino minore, Disneyland Paris; spiagge paradisiache lunghe miglia e miglia; feste incredibili nelle quali vengono serviti cocktail bizzarri che non sembrano nemmeno appartenere al pianeta Terra, il tutto su tetti di grattacieli ampiamente degni di questo nome: Miami, capitale dello Stato delle Florida, è senz’altro nota ai più per tutto ciò, ma non è solo questo…
È un’ovvietà affermare come l’influenza italiana nella cucina degli Stati Uniti sia stata ed è tutt’ora fortissima: a Miami, ed in generale nel South Florida, sembra quasi però che lo scettro del potere esercitato dal nostro tricolore in campo enogastronomico sia venuto meno, che abbia un peso decisamente minore rispetto al resto del territorio americano.
Nonostante nella capitale nella Florida, terra degli squali, di Topolino, della criminalità organizzata e dell’umidità monsonica, la cucina “tipica” sia all’insegna della multietnicità, connotata da un numerosissimo e svariato mix di tradizioni culinarie, l’influenza della nostra tradizione culinaria è di fatto quasi assente, o meglio, non ricopre un così ruolo palesemente determinante rispetto al resto degli Stati Uniti.
Miami è una delle città più cosmopolite del Paese. Ciò che di primo acchito stupisce il turista europeo in visita negli Stati Uniti è una sorta di déjà vu. Tutto ciò che siamo abituati a vedere nei film americani rispecchia paradossalmente la realtà: pick up enormi, fast food e junk food ovunque, bandiere a stelle e strisce che tappezzano qualsiasi edifico, uomini dalle pance prominenti con lunghi baffoni e cappello da cowboy, droga ed armi. A Miami tutto ciò esiste, certo, ma in maniera decisamente minore rispetto al resto del Paese, proprio a causa del suo non indifferente numero di stranieri. Sarebbe alquanto azzardato affermare che il forte patriottismo americano e l’ideale utopico del Self made man qui siano venuti totalmente meno, ma si può ipotizzare che nella capitale della Florida, durante gli anni della Guerra Fredda, il noto fatto della “Baia dei Porci” (1961) abbia avuto conseguenze totalmente differenti rispetto al resto del Paese: a Miami vi è infatti nun numero altissimo di persone di origine cubana. Tutto ciò ebbe di conseguenza un impatto dirompente ed indelebile anche sulle “tradizioni” enogastronomiche locali: la cucina cubana e quella latinoamericana sono infatti un must della tavola, seguite a ruota da quella caraibica (Miami è a solo tre ore di nave da Free Port, una delle tante isole delle Bahamas), spagnola, creola, thailandese e giapponese. Ne conseguono piatti deliziosi, prodotti di innumerevoli etnie le quali danno vita ad un panorama che risulta essere un unicum dal punto di vista alimentare. Non solo al momento di sedersi a tavola in un qualsiasi ristorante nella South Florida non si saprà cosa ordinare, ma non sarà nemmeno chiaro in che lingua sarà scritto il menù!
La cucina cubana qui gioca ormai in casa e la fa da padrona: forti della stabile presenza in città degli immigrati dall’isola di Fidel Castro da oltre sei decadi, i ristoranti cubani sono in ogni dove. Ma la roccaforte inespugnabile della cucina di Fidel e del Ché risulta essere Little Havana, piccolo quartiere un po’ retrò di Miami Beach, trafficato all’inverosimile da una miriade di auto dai più svariati colori, luogo ideale per acquistare i migliori sigari home made in Cuba.. Piatto tradizionale è il sandwich cubano: pane rigorosamente proveniente dall’isola, imburrato ed oliato, poi spalmato di senape, quindi farcito a strati con sottaceti, prosciutto, arrosto di maiale o salame e formaggio, infine, passato in una piastra calda (plancha) e pronto per essere gustato.
Panini da sensi di colpa e cucina cubana a parte, riguardo a Miami non si possono infine non prendere in considerazione due elementi: la ricchezza del mare e l’ampia offerta di bevande (alcoliche, ovviamente: Miami d’altronde è la patria della movida notturna più sfrenata).
Lo Stato della Florida è bagnato dall’Oceano in ogni punto: alligatori e squali terrorizzano i turisti più sprovveduti. Oltre a ciò, il mare nei dintorni di Miami offre prelibatezze culinarie che non hanno nulla da invidiare al Mediterraneo ed alle coste del Sol Levante dall’altra parte del pianeta: la cernia è la specie maggiormente diffusa, che viene servita in golosi sandwich o in sostanziose zuppe di pesce. Un altro pesce presente nei menù è il pesce gatto. Ciò che salta all’occhio però, passeggiando lungo le affollate e variopinte Lincoln Road e Ocean Drive (le vie con la maggior presenza di ristoranti di Miami Beach), è l’aragosta: servita nei modi più impensabili, questo crostaceo viene sbandierato ai quattro venti in ogni locale.
Non sono da meno i cocktail e le bevande tipiche di Miami Beach: lo stesso Hemingway (di certo non noto per la sua morigeratezza alcolica) ricorda quanto gli piacesse la Pĩna Colada bevuta nel Sud della Florida. “Non città di pescatori con problemi di alcol, ma città di alcolizzati con problemi di pesca”: patria indiscussa del Mojito, del Margarita e del Cuba Libre, Miami non è di certo una città per astemi.
Marzo 2016: il Presidente americano Barack Obama mette piede nell’isola di Cuba, è una svolta epocale! Una nuova pagina della storia mondiale. Forse però a Miami, il recentissimo disgelo diplomatico tra la Casa Bianca e Raul Castro è stato avvertito diversamente: l’importante è proprio non far sciogliere il ghiaccio per un fantasioso cocktail e accendersi un buon Cohiba…