Nell’ambito del ciclo di conferenze su Cibo e religione inaugurato dall’Unisg con la collaborazione del priore di Bose, Enzo Bianchi, giovedì 20 ottobre si è tenuto il primo dei tre appuntamenti con la religione ebraica, dal titolo Cibo ed ebraismo: prescrizioni e simbologie della cucina ebraica kashèr, a cura del professore di teologia Piero Stefani, presidente del Segretariato Attività Ecumeniche.
Luogo ospitante delle conferenze è il centro polifunzionale Arpino di Bra, la cui sala è stata velocemente riempita dal gran numero di studenti per assistere a un interessante incontro fra la religione ebraica e il mondo del cibo, la cui influenza non solo sul modo di mangiare, ma anche e se vogliamo soprattutto, sui modi di preparazione, cottura e macellazione di esso è tutt’ora presente in molte cucine internazionali, non tanto per il suo aspetto spirituale quanto per quello pratico.
Cosa è stato detto in questa prima conferenza sul tema Cibo e religione? Il professor Stefani ha iniziato con un aneddoto per spiegare come la religione ebraica intende ciò che è corporeo e fisico, e come essa si differenzi da quella cristiana. In questo aneddoto è raccontata una discussione fra un padre e il figlio che si rifiuta di andare ad ascoltare la lezione del rabbino perché questo gli parlerebbe solo del corpo e delle cose di questo mondo. Il padre gli fa notare che tutto ciò che è di questo mondo, ciò che è corpo, è stato creato da Dio, quindi la realtà, così com’è, è così perché è stata voluta da Dio. Quando si parla del corpo, si parla anche di Dio.
Questo è il primo importante concetto espresso per introdurre la religione ebraica, che si differenzia da quella cristiana, in quanto quest’ultima tende a mantenere una certa pudicizia e distanza fra corpo e spirito.
Con il secondo aneddoto si rafforza questo primo concetto: gli ebrei più osservanti, tutte le mattine, rivolgono una preghiera a Dio con la quale lo ringraziano per aver creato l’uomo proprio così com’è fatto, perché lo mantiene così e perché lo ha creato con tutti i suoi fori e cavità. Non gli chiedono di migliorare le cose, ma lo pregano perché mantenga così le cose. Notiamo due cose: che, a differenza di altri credo, gli ebrei non pregano per cambiare le cose, e che quando parliamo di ebraismo dobbiamo capire che il corpo e ciò che ne trascende, è stato creato da Dio così com’è per un motivo preciso.
Con questi due aneddoti volti a introdurre il tema del corpo nella religione ebraica, il presidente del SAE, ci ha e si è interrogato sul significato della parola kashèr. Kashèr significa letteralmente “adatto”, o, nel nostro caso, “adatto alla consumazione”; ma perché il cibo è kasher?
Prima di arrivare a parlare di questo, bisogna fare un passo indietro e spiegare un concetto che sta alla base di tutto il pensiero ebraico in relazione alla cucina kashèr, cioè quello di puro e impuro.
Si tratta di un modo di classificare la realtà in gruppi, che riguardano varie cose. Nello specifico per noi, tali suddivisioni riguardano i viventi, gli animali: ci sono animali puri e impuri.
La prima fonte di questa classificazione è il capitolo 11 del Levitico: gli animali vengono suddivisi in base al loro habitat: acqua, terra e aria e ogni ambiente ha le sue regole.
Schematizzando le parole del professor Stefani, gli animali di terra, per essere considerati puri e quindi mangiabili dalle persone, devono essere erbivori, e una delle ragioni di ciò è connessa al rapporto di sangue esistente fra un animale che mangia l’altro: la Bibbia proibisce la consumazione di sangue. All’interno degli animali erbivori vi è un ulteriore suddivisone che porta ad essere giudicati puri solo i ruminanti con l’unghia divisa.
Tali animali non solo sono mangiabili, ma anche sacrificabili in nome di Dio.
Per quanto riguarda gli animali di acqua, sono puri i pesci con la pinna e le squame; in quelli d’aria sono considerati impuri solo i rapaci, per ovvi motivi.
Kashèr e il concetto di puro e impuro non sono la stessa cosa, perché kashèr indica l’operazione che si fa sui viventi, è l’atto di cucinare, cuocere ed avere a che fare con la materia, di manipolarla. Kashèr è l’insieme di regole della cucina ebraica, il concetto di puro e impuro fa parte di questi dettami. Cucinare perfettamente in modo kashèr è difficilissimo, proprio perché le regole sono innumerevoli e a volte di non facile interpretazione.
Le regole alimentari presenti in questa cucina hanno origine differente, talvolta mitica, ma le cui ragioni hanno a volte valenza scientifica in termini di igiene, come riportato dagli studi del professor Lester L. Grabbe e sono considerate oggi anche da chi non si definisce ebreo osservante, ad esempio circa i modi di cuocere il cibo o di macellare la carne.
Su questi aspetti però il professor Stefani ha scelto di non addentrarsi dal momento che il mondo del cibo non è suo campo di studi.
Su questo filone, quello mitico, il teologo Stefani, ci racconta un paio di esempi prima di concludere la lezione.
Il primo riguarda il precetto di non mangiare il nervo sciatico dell’animale.
Questo dettame è legato alla figura di Giacobbe: una lotta notturna con un angelo misterioso, che alla fine lo benedice e lo tocca sull’anca, fino a renderlo zoppo. Da qui la ragione per cui non si mangia il nervo sciatico, in quanto reso impuro o ferito dal colpo dell’angelo.
Il secondo esempio spiega perché durante la Pasqua non si mangi il pane lievitato. La Pasqua ebraica dura 8 giorni, ricorda la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù. Non si mangia il pane lievitato perché il lievito è simbolo di qualcosa di vecchio, che richiede tempo, invece la Pasqua celebra la rinascita, il nuovo. Cosa si mangia allora? Si mangia il pane Azzimo, non lievitato e simbolo della tradizione di quel momento, in quanto venivano usati i primissimi raccolti per realizzare un pane non lievitato e senza sale, veloce da preparare per la fuga dall’Egitto, simbolo del nuovo e della rinascita dunque.
La conferenza termina dunque sulla scia delle tradizioni e degli aneddoti, come era iniziata, all’interno concetti importanti espressi un po’ sommariamente senza mai approfondire troppo gli aspetti relativi al mondo del cibo.
Sitografia
https://en.wikipedia.org/wiki/Lester_L._Grabbe
https://it.wikipedia.org/wiki/Casherut#Sanitarie