Letter from Pollenzo

Se la Langa è così

Con il pienone della serata di venerdì 17 febbraio al Teatro Sociale di Alba, dove si è ripercorsa la storia del vino tra Langhe, Roero e Monferrato degli ultimi due secoli e mezzo, ha preso il via la due giorni dell’evento Se la Langa è così. Sabato 18 ci siamo invece spostati a Pollenzo per un momento di degustazione dedicato esclusivamente a 150 produttori in rappresentanza di 104 aziende vitivinicole del territorio e a 350 giovani under 30, anche loro del territorio, che hanno deciso di aderire all’iniziativa. 

L’idea che sta dietro all’evento mi è venuta l’anno scorso a seguito di un invito a cena di un gruppo di nostri studenti dell’Università di Scienze Gastronomiche. Durante la serata si è fatto un gran discorrere di vino: i giovani sapevano tutto del presente delle Langhe e conoscevano i produttori e i loro vini a menadito. Mi sono però reso conto che alla loro expertise mancava un tassello fondamentale: la storia di questi luoghi. Se oggi le Langhe sono rinomate a livello mondiale per i vini eccellenti che qui si producono e sono tra le mete di turismo enogastronomico con il maggior afflusso di persone (che supera di gran lunga il numero di residenti), bisogna dire grazie al lavoro, all’ingegno e alla fatica delle passate generazioni di viticoltori. Io appartengo a una generazione che ha vissuto la grande trasformazione che ha attraversato queste colline: dagli anni della malora fenogliana che identificava un comprensorio povero fino alla fame e depresso, alla nascita delle prime cantine cooperative sociali, per poi arrivare allo scandalo del metanolo e al successivo risorgimento che ha traghettato il territorio al successo attuale. Ma ai giovani nati a partire dalla metà degli anni Novanta questi passaggi non sono noti. Manca infatti una storiografia del territorio di taglio enogastronomico, che è il comparto su cui si regge tutto l’impianto di queste colline. E se non si conoscono le origini, le radici del successo, non si può pensare di costruire un futuro altrettanto florido e duraturo.  

Da queste considerazioni nasce Se la Langa è così, un momento di passaggio di testimone ripercorrendo la memoria del passato, affinché questa continui a vivere nel tempo. Ammetto che non mi aspettavo una partecipazione così massiva di giovani appassionati di vino e di cantine, così come sono molto felice di constatare la presenza di moltissime donne, rappresentanza inimmaginabile appena dieci anni fa. E siccome per realizzare il futuro di un territorio oltre che della storia c’è anche bisogno della volontà e del lavoro corale di quante più persone possibile; beh, allora posso dire che la compagnia è grande e affiatata. Auspico che questo fermento non si esaurisca con la due giorni di evento, ma che sia solo il punto di partenza per un dialogo intergenerazionale su quale domani immaginiamo per il territorio. A questo proposito concludo con una suggestione: ricordiamoci che la vita è bella perché é varia. Analogamente la vita in Langa sarà bella sino a quando si avrà cura degli abitanti del territorio e si preserverà la diversità del paesaggio. Così come l’esasperazione della monocoltura della vita danneggia i suoli, allo stesso modo la “monocultura” del turismo distrugge l’identità dei borghi. Socialità e felicità degli abitanti, insieme a rispetto per la biodiversità sono dunque i valori cardini che dovranno orientare il tragitto per gli anni a venire. Abbiamo la fortuna di vivere in una zona meravigliosa, che però inizia a essere terreno di conquista da parte di americani e grandi fondi d’investimento. Io penso che dovremmo opporci a questo fenomeno: il patrimonio vitivinicolo deve rimanere saldamente nelle mani degli abitanti locali. I giovani del territorio devono quindi diventare protagonisti della custodia di questo patrimonio, mentre ai produttori spetta il dovere morale di accompagnarli.

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