L’UNISG conferisce la laurea Honoris Causa al regista Ermanno Olmi

ermanno olmi

Cheese 2013 chiude oggi in modo significativo: la cerimonia per la laurea honoris causa in Promozione e gestione del patrimonio gastronomico e turistico, conferita dall’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche al regista Ermanno Olmi.

«Oggi per la nostra piccola università è una giornata importante, perché l’inizio del nuovo anno accademico coincide con il conferimento della laurea a chi per me è stato un maestro», inizia Carlo Petrini, presidente dell’Università di Scienze Gastronomiche. «E io spero che voi giovani sappiate riconoscere i buoni maestri, non tanto per l’autorevolezza, ma per l’umiltà e la capacità di saper svolgere il proprio lavoro con tenacia e perseveranza. Ermanno è una persona straordinaria, che ha consegnato al mondo capolavori del cinema senza mai dimenticare l’attenzione verso gli umili», conclude Petrini.

Nella sua laudatio, il rettore Piercarlo Grimaldi ha definito Olmi «un amico che, con profonda coscienza si interroga sull’indirizzo di senso dell’uomo, sul suo enigma del vivere e sul suo farsi e ritrovarsi umanità». Ripercorrendone la carriera, concentrandosi soprattutto su L’albero degli zoccoli e sulla sua più recente produzione (Centochiodi, Terra Madre, Il villaggio di cartone), Grimaldi ha evidenziato come il regista abbia saputo raccontare quella che lo stesso Olmi definisce «l’unica, vera, insostituibile civiltà che si può definire compiuta»: la civiltà contadina.

Ermanno Olmi, visibilmente emozionato, inizia il suo primo discorso da dottore in Scienze gastronomiche. «Di cosa posso parlarvi se non di tre ricette che ho sperimentato a casa. La prima consiste nel prendere una marmitta, metterci un cucchiaio d’olio, uno spicchio d’aglio a pezzetti, un ramoscello di rosmarino fresco tritato, un po’ di peperoncino. Si lascia macerare fino a pranzo e la si usa per condire gli spaghetti, è eccellente. E lo è perché c’è un sapore originale, il rosmarino, che conduce la melodia. In ogni piatto, come nella musica, dovete trovare il sapore originale». E questa è la ricetta di “gusto”. La seconda è di «medicamento, che usavo coi miei bambini per prevenire l’influenza. Facevo una minestra con una testa d’aglio a testa, due patate e un po’ di pancetta a cubetti. È vero, i bambini puzzavano d’aglio per tre giorni, ma non prendevano l’influenza. La terza riguarda il modo di rapportarci al cibo. Così come ogni piatto deve avere il suo sapore originale, così ogni parola, ogni discorso deve avere quel profumo unico, non ci si deve distrarre per non far bruciare l‘arrosto». Il maestro conclude con una raccomandazione agli studenti: «Cucinate non per voi ma per gli altri, per la convivialità, per l’amicizia, per lo stare bene insieme. E se anche siete soli, mettete un altro piatto davanti al vostro e parlate con un ospite immaginario. Vi assicuro, è molto meglio che rimanere soli. Auguro a tutti un buon futuro».

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