L’Atlante delle Filiere, nuovo progetto a cura dell’Università di Scienze Gastronomiche in collaborazione con Slow Food Italia, finanziato della Fondazione Cariplo, per supportare e valorizzare le filiere agricole marginali

La ricerca, incentrata su 22 filiere dislocate in Italia settentrionale, è ora disponibile e consultabile sul sito UNISG

L’unicità del patrimonio gastronomico italiano si basa su prodotti tipici locali, profondamente legati alla storia e alla geografia dei territori della penisola e legati a filiere corte, spesso legate a territori rurali lontani dalle città. Questi prodotti rappresentano una risorsa per il Paese, ma qual è lo stato di salute dei loro sistemi produttivi?

L’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche ha voluto dare una risposta a questa domanda fondamentale per il futuro del cibo “made in Italy” attraverso il progetto “Atlante delle Filiere – Analisi e prospettive per il rilancio delle filiere marginali sul territorio nazionale”.
La ricerca, finanziata dalla Fondazione Cariplo e realizzato in collaborazione con Slow Food Italia, analizza lo stato di salute delle filiere agricole marginali per supportare le attività di loro valorizzazione e lo sviluppo di nuove iniziative di tutela e promozione del territorio e del patrimonio agroalimentare italiano. 

La ricerca si è incentrata su 22 filiere, dislocate in Italia settentrionale, che condividono la forte territorializzazione e localizzazione, nonché vedono al loro interno attive iniziative di valorizzazione del prodotto locale mediante la creazione di forme associative e/o l’ottenimento di marchi di tutela e garanzia. Tra queste la rapa di Caprauna in provincia di Cuneo, e la castagna essiccata nei tecci di Calizzano e di Murialdo e i fagioli di Badalucco, Conio e Pigna in territorio ligure subito sul confine con la Granda.

“L’indagine” spiega Michele Filippo Fontefrancesco, antropologo presso l’UNISG e responsabile scientifico del progetto” ha analizzato i punti di forza e di debolezza di queste caratterizzanti realtà. Ci dimostra come queste filiere siano molto innovative sia nelle forme di commercio adottate, sia per la capacità di utilizzare interessanti strategie comunicative. Il primo problema è legato ad un elemento fondamentale della loro realtà aziendale: l’età elevata degli imprenditori e dei lavoratori ci rimanda ad un orizzonte di futuro limitato. Laddove la realtà del ritorno all’agricoltura è molto più esigua della rappresentazione spesso fatta in televisione, questo urge a lavorare su proposte concrete per stimolare tanto l’inserimento di nuove forze in queste aziende quanto creare veri strumenti per la nascita di una diffusa impresa giovane”. 

“Oltre a ciò – conclude Fontefrancesco – non si può dimenticare le problematicità che si riscontrano nella collaborazione tanto tra aziende, quanto con gli enti pubblici, anche e spesso quelli più locali. Di fronte a questa criticità non basta chiaramente ricordare che ‘l’unione fa la forza’, ma sviluppare strumenti e politiche capaci a supportare e rafforzare il networking piuttosto che rassegnarci ad un Paese dai mille campanilismi.”

La ricerca è stata condotta da Michele F. Fontefrancesco e Dauro M. Zocchi.
L’Atlante è ora disponibile online sul sito UNISG: https://www.unisg.it/ricerca/atlante-delle-filiere-analisi-e-prospettive-per-il-rilancio-delle-filiere-marginali-sul-territorio-nazionale/