La storia

L’Agenzia di Pollenzo
La storia


Il primo nucleo romano di Pollentia fu fondato nella valle del Tanaro
nel II secolo a. C., in una posizione strategica del sistema viario
perché all’incrocio di importanti corridoi naturali, alla soglia tra le
colline delle Langhe e la ricca pianura. Il ritrovamento di numerosi
reperti – ceramiche, vetri, metalli e monete – è la prova dell’intensa
occupazione rurale del territorio, soprattutto in età augustea. Plinio
documenta che Pollentia era famosa per la produzione di lane e di vasi
da mensa in ceramica fine. I romani vi costruirono importanti opere
pubbliche: un teatro, un anfiteatro, alcuni templi ed acquedotti. La
caratteristica forma ellittica del borgo deriva proprio dalle
sottostanti strutture dell’anfiteatro romano. Molte cantine furono
costituite dai muri radiali collegati con volte a botte dell’anfiteatro.
Pollentia, come altre città romane della regione, iniziò il proprio
declino nel V secolo d. C., con le invasioni dei Visigoti. Nei secoli
successivi le incursioni barbare e saracene devastarono tutto il
territorio albese.
Le sorti dell’area pollentina continuarono nei secoli ad essere
contrassegnate da dispute e battaglie: Alba, Bra ed Asti, i marchesi di
Monferrato, i Visconti, gli Sforza se ne contesero il territorio. Con
la conquista del Ducato di Milano, nella prima metà del XVI secolo,
Carlo V cedette il feudo di Pollenzo ai duchi di Savoia, che, dal 1762,
entrò a far parte delle dipendenze della casa sabauda.
Presso il castello di Pollenzo esisteva, fino al 1833, una grande
cascina a corte. Quel grande complesso, che si può far risalire
all’impianto medievale della curtis, giˆ appartenente all’abbazia
benedettina della Novalesa, fu demolito nel contesto del processo di
completo riassetto dell’area pollentina attuato per volere di Carlo
Alberto, a partire dal 1832: il principe fece avviare in quell’anno le
opere di ristrutturazione e riqualificazione del castello, del borgo e
di un’area di oltre seicento ettari, in previsione del passaggio dei
fondi dal patrimonio demaniale al proprio patrimonio.

L’Agenzia era il centro economico-finanziario della tenuta: Carlo
Alberto voleva farne un centro di ricerca per il miglioramento della
redditività delle attività agricole, “ferme modèle” dove sperimentare
un’agricoltura aggiornata nelle tecniche di produzione cerealicole,
vinicole, zootecniche. Così, dal 9 al 12 ottobre 1843, proprio a
Pollenzo venne organizzata la “Primaria adunanza generale della
associazione agraria” cui presero parte gli studiosi che lavoravano nel
centro. Risale agli stessi lavori la realizzazione di una maestosa
cantina capace di contenere decine di migliaia di bottiglie; la
vocazione di Pollenzo era giˆ chiara. Lo era, d’altronde, giˆ in epoca
romana: iscrizioni funerarie risalenti al I – II secolo d. C. ritrovate
nella necropoli ricordano un merkator vinarius (mercante di vini). La
stele che riporta quest’iscrizione è posta all’ingresso del Museo
Civico di Archeologia di Bra, a testimoniare l’importanza dell’attività
vinicola giˆ in epoca antica.
I caratteri formali classicheggianti del complesso architettonico,
denominato sin dal suo impianto Agenzia, sono, fatta eccezione per
alcune specifiche componenti, comuni a tutti i nuovi edifici realizzati
nelle tenute reali negli anni del regno di Carlo Alberto; lo si può
osservare dalle forme che caratterizzano la grande corte, dal taglio
delle finestre, dalle cornici, dal timpano del corpo aggettante della
manica ovest.
Per ottenere un alone di medievalità, in sintonia con il gusto
dominante, si adottano forme ad ogiva per tutte le aperture delle
facciate esterne dell’Agenzia e dei fabbricati accessori e forme
medievaleggianti per la grande torre all’angolo della piazza; inoltre
si inseriscono due torricini sul prospetto principale, adornati da
cammino di ronda su caditoie e merlatura.
Pollenzo, patrimonio privato di Carlo Alberto, si è ritrovato così al
centro di un progetto articolato di recupero e trasformazione: il
legame profondo tra Pollenzo e i Savoia nacque allora e durò a lungo:
nell’abdicare dal trono, il penultimo re d’Italia, Vittorio Emanuele
III, si ritira a vita privata con il titolo di Conte di Pollenzo.
Ed oggi, di nuovo, i lavori eseguiti nel complesso dell’ex tenuta
regale carloarbertina hanno permesso ad un luogo che ha una storia
bimillenaria di rifiorire.

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