Docenti da tutto il mondo

A Colorno settanta docenti provenienti da tutto il mondo gettano
le basi delle Scienze Gastronomiche


Colorno, Parma, 29 maggio 2004. Si sono concluse le due giornate
dedicate dall’Associazione Amici dell’Università di Scienze
Gastronomiche al dibattito sul tema “Insegnare la Gastronomia”.
Numerose le presenze di docenti universitari provenienti da tutto il
mondo, tra cui: Barbara Santich, dall’Università di Adelaide, Antoni
Riera Melis, dall’Università di Barcellona, Kent Fleming,
dell’Università delle Hawaii, Luis Alberto Vargas, dell’Università
Nazionale Autonoma del Messico e Hielke Van der Meulen, dell’Università
olandese di Nyenrode. “Un brillante risultato,” sostiene Alberto
Capatti, coordinatore didattico della nascente Università “che dimostra
la volontà di collaborare e apportare esperienze e competenze
internazionali all’interno del nuovo ateneo”.
Le giornate sono state organizzate seguendo quattro temi principali: la
storia dell’alimentazione, le scienze e le tecnologie necessarie alla
formazione di una cultura gastronomica, la comunicazione della
gastronomia e l’approccio associativo nella formazione universitaria.
Dopo l’apertura dei lavori data da Guido Tampieri, Assessore
all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, sono seguiti gli
interventi dei relatori e si è aperto il dibattito fra i partecipanti.
“La Gastronomia diventa scienza e non più arte”, afferma Carlo Petrini,
“una disciplina che comprende una visione olistica della scienza, un
nuovo Umanesimo che pone al centro l’uomo e il cibo. La Gastronomia
diviene inoltre veicolo di scelte ideologiche: una nave che ha nelle
materie scientifiche il suo scafo e nelle discipline umanistiche il
timone e la guida”.
“La concezione della Gastronomia come scienza, passa necessariamente
attraverso una visione interdisciplinare del corso di laurea”
sostengono Alberto Capatti e Claudio Peri, dell’Università di Milano
“un approccio complesso, che si adegua alle necessità del nostro tempo”.
Molto apprezzato, inoltre, l’intervento di Massimo Montanari,
dell’Università di Bologna e membro del comitato scientifico
dell’Università di Scienze Gastronomiche, che sottolinea “l’epifania”
di una cultura gastronomica come oggetto di studio accademico nel suo
complesso e non come sviluppo di interessi personali di alcuni docenti
universitari.
Corby Kummer e Hugh Johnson, noti giornalisti gastronomici, hanno
portato la loro esperienza di professionisti del settore evidenziando
che “la comunicazione del vino e del cibo è all’interno dei prodotti
stessi, ciascun prodotto contiene un’affermazione che il buon
giornalista deve saper raccontare con godimento per i lettori”.
Ricca di messaggi e contenuti elevati la relazione di Vandana Shiva,
amica e “sorella” di Slow Food, ha offerto alla platea alcuni concetti
rilevanti: la necessità di un approccio qualitativo alla scienza e non
quantitativo-riduzionista, l’attenzione alle problematiche ecologiche
legate alla produzione industriale degli alimenti, lo scambio
interculturale che deve essere alla base della futura Università di
Scienze Gastronomiche.
L’intervento finale di Bernward Geier, presidente dell’IFOAM
(International Federation of Organic Agricolture Movements), ha
lanciato un ponte ideale fra il corso di laurea in Scienze
Gastronomiche e le produzioni biologiche degli alimenti.
Il convegno “Insegnare la Gastronomia” si è concluso con la visita dei
partecipanti alla struttura di Pollenzo ed ha lasciato aperti numerosi
temi di discussione, che verranno sicuramente approfonditi nei vari
incontri che si terranno dopo l’inaugurazione del primo anno accademico
dell’Università di Scienze Gastronomiche.

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